L’artista veneta Sara Zanin, trapiantata nel vivace quartiere di Trastevere, riapre le porte del suo studio Buccia per raccontare, con la mostra “La Comanda, una penna con due gambe sotto il meraviglioso cielo di Roma”, la sua esperienza nata dalla scelta di raccontare il lavoro della cameriera, impiego al centro di tante polemiche in questo periodo estivo.
“Avrei potuto chiedere il reddito di cittadinanza, ma lo trovo degradante per le mie due lauree, per chi davvero ne ha necessità e soprattutto perché ho bisogno del contatto con le persone per la mia ricerca artistica. Per questo ho deciso di fare questa esperienza, un mese da cameriera, un lavoro molto richiesto e tanto difficile”, commenta la Zanin.
La mostra è un racconto fatto di oggetti, suoni e immagini che l’artista ha raccolto durante l’esperienza vissuta sulle sponde del Tevere. Il blocco delle comande, gli scontrini degli ordini da portare al tavolo e i bicchieri rotti, sono solo alcuni dei particolari che calano il visitatore all’interno della pressione mentale e della fatica fisica che sfugge a chi, seduto al tavolo, aspetta la sua “comanda”.
“Nella mia esperienza di cameriera mi sono sentita come un piccolo ingranaggio che serve solo a generare denaro, due gambe e una penna senza alcuna personalità. Durante le nove ore di lavoro – dalle 16:30 alle 03:00, sette giorni su sette – ho subito stupide ma degradanti cattiverie dalla mia responsabile, mi sono sentita allo sbaraglio senza nessuno che mi desse anche un piccolo consiglio, ho subito delle battute sessiste dai colleghi uomini, mi sono dovuta comprare il blocco per le comande da sola e ho visto tanto cibo sprecato. La nota positiva sono state due colleghe con cui ci siamo incoraggiate a vicenda e il sorriso dei clienti”, aggiunge la Zanin.
L’obbiettivo della mostra/racconto, che chiuderà il 31 luglio, è di interagire con lo stato d’animo dell’artista calandosi dentro quella bolla vissuta da una cameriera durante il suo orario di lavoro.