Sbattute tra le onde, calpestate sulla riva e dimenticate nell’indifferenza, le cortecce di eucalipto dipinte con volti umani dall’artista Sara Zanin ci fanno rivivere gli ultimi attimi di vita dei 94 morti nel naufragio nella notte tra sabato 25 e domenica 26 febbraio scorso a Steccato di Cutro.
Il caicco “Summer love” naufragò a poche centinaia di metri dalla spiaggia di Capo Rizzuto – dove Sara Zanin ha eseguito la sua performance – e i suoi resti di legno, insieme agli effetti personali dei migranti arrivati sulla spiaggia, sono immagini che la Zanin nel video ci fa rivivere con la sua elaborazione artistica della presenza/assenza umana.
Intense e allo stesso tempo distaccate, le immagini ci portano sotto l’acqua dove, sballottati e senza fiato, vediamo la terra vicino senza mai raggiungerla. Mentre, sulla spiaggia, le persone mostrano reazioni diverse: chi incuriosito guarda quei visi dipinti e senza capire va via, e chi mostra un’indifferenza totale offrendo un’immagine iconica sul tema dell’immigrazione, quella di voltarsi di spalle a quei pezzi di legno mossi dal mare.
“Questo mare, che guardo da tanti anni ormai, questa volta non era come sempre. Mentre lo osservavo non potevo non pensare: sei diverso, eppure sei sempre lo stesso. Sentivo che si portava dentro tutte le speranze che a pochi metri dalla riva diventavano disperazione e morte. Il mare a volte ti restituisce i corpi e i resti, ma le anime se le tiene dentro, in ogni onda”.
Fedele alla sua “banana peel concept”, Sara Zanin ha raccolto da terra le cortecce di eucalipto usate per la performance, colorandole poi con colori naturali, rispettando così sia la sua filosofia buccia, ossessionata dal ”valore di ciò che resta”, che sull’impegno di realizzare una performance sostenibile.
La forza della sopravvivenza è anche in quelle cortecce, fragili come chi affronta il mare rischiando la vita, tenaci come la speranza di poter continuare ad avere un’esistenza, degna.